La
legge elettorale sulla quale si discute in Parlamento impone alla classe
politica una riflessione sul suo ruolo di rappresentanza dell’elettorato,
soprattutto in un momento storico che pare dare un peso decisivo ai modelli di
comunicazione tra eletti ed elettori. Mi riservo di affrontare più estesamente
la questione, ma qui vorrei prendere spunto da una colonnina che Il Mattino di
giovedì 12 febbraio ha dedicato all’iniziativa di cui mi sono fatta promotrice
negli ultimi mesi per mettere in risalto che è rubricata come “polemica”. Così,
da un lato, ringrazio il quotidiano cittadino che anche stavolta, come è spesso
già accaduto in passato, ha voluto dare attenzione alla mia iniziativa, ma,
dall’altro, devo lamentare che non se ne sia colto il significato.
Definirla “polemica”,
infatti, la svilisce a diverbio, a controversia che ha per oggetto un
contendere per contendere. Non è così, naturalmente. La decisione di chiamare
in causa il Sindaco Luigi de Magistris nella richiesta di adire alla
documentazione relativa alla gestione dei fondi destinati al Forum
Internazionale delle Culture, da me più volte vanamente avanzata al Commissario
della Fondazione Forum Daniele Pitteri, è un passaggio che non ha nulla della “polemica”:
intende portare la questione ad un livello più alto, perché non poter saper
nulla di come sia stato speso del denaro pubblico, a fronte del patente
fallimento di un evento che per Napoli avrebbe dovuto essere un’occasione da
non perdere, la solleva a faccenda di rilievo istituzionale.
Nulla di “polemico”:
nel rispetto del mandato che mi è stato affidato, mi faccio interprete dei napoletani
che mi hanno votato, ma anche di quelli che non mi hanno votato. Questo è il
modo in cui penso vada interpretato.
Nessun commento:
Posta un commento
I commenti ai post sono liberi, ma quelli dal contenuto offensivo saranno cestinati.