domenica 8 marzo 2015

Forum Internazionale delle Culture e Teatro Mercadante, due facce dello stesso problema. Politico, ovviamente.

Due pagine del Corriere del Mezzogiorno di venerdì 6 marzo meritano qualche commento.
A pag. 4, a firma di Fabrizio Geremicca, un articolo ci informa che «Luca De Fusco lascia la direzione artistica del Napoli Teatro Festival» con una modalità che potremmo definire quanto meno irrituale, annunciando le sue dimissioni alla stampa invece che al presidente del consiglio di amministrazione della Fondazione Campania dei Festival. Poco male, verrebbe da dire, l’importante è che l’abbia fatto, con ciò risolvendo l’annosa anomalia del suo doppio incarico con la direzione artistica del Teatro Mercadante. E tuttavia vale la pena di soffermarci a considerare le ragioni che egli ci offre a motivare le sue dimissioni, perché sono sintomatiche di malcostume.
De Luca dice che lascia «per un problema fisico di impegni», dice che intende dedicarsi alla direzione artistica del solo Teatro Mercadante, che incidentalmente ha ottenuto di recente il riconoscimento di Teatro Nazionale dal Ministero della Cultura, con un sovvenzionamento di un milione e 200mila euro. In sostanza, il nodo di quella che era un’incompatibilità funzionale, prim’ancora che questione di galateo, si scioglie perché, tra le due direzioni artistiche, De Luca sa quale scegliere, e sceglie proprio quella alla quale sarebbe stato corretto rinunciasse, almeno a rigor di logica. È da rimarcare, infatti, che il Teatro Mercadante ha acciuffato il riconoscimento di Teatro Nazionale non grazie, ma nonostante alla direzione artistica di De Luca, il cui progetto è stato giudicato gravemente carente dalla commissione aggiudicante. In pratica, il Teatro Mercadante è Teatro Nazionale perché non si poteva negarne uno a Napoli: una concessione alla tradizione teatrale della Città, peraltro ribadito dal giudizio della commissione aggiudicante, nel quale De Luca ha letto solo il rilievo di «opacità» col quale si bollava il suo doppio incarico, non le critiche a un cartellone povero e disarticolato. Non c’è che dire, da direttore artistico di un teatro De Luca avrà i suoi limiti, ma da teatrante è insuperabile.
Un commento a firma di Mirella Armiero, che rivendica il peso avuto dal Corriere del Mezzogiorno nella critica all’operato di De Luca, e la notizia che il Teatro Bellini non ottiene il riconoscimento di Teatro Nazionale, e che l’Assessorato alla Cultura della Regione si appella al Tar, chiudono la pagina e lasciano l’amaro in bocca. Potremmo provare ad addolcircela con l’intervista che Claudio De Magistris, ma il retrogusto non è meno amaro.
«Quella del doppio incarico di De Fusco – dice Claudio De Magistris – era una situazione paradossale. […] De Fusco accumulava emolumenti fino a 300 mila euro all’anno con il risultato di avere un Festival bloccato e un Mercadante con una gestione monocratica. […] Il Teatro Nazionale, primo del sud Italia, dovrebbe avere i volti dei Martone, Servillo, De Filippo, Moscato, Rigillo, Barra, Borrelli, De Simone, eccetera […] Non servono assistenzialismo e contributi se non ci sono programmi validi». Come non sottoscrivere? Ma la politica saprà farsi promotrice per rompere le cattive abitudini del passato e del presente, ad evitare che una voce del capitolato gestionale delle risorse napoletane e campane – uno che è potenzialmente tra i più ricchi, com’è quello delle attività culturali – resti terra di devastazione e di saccheggio? La domanda esige una risposta qualificata, tanto più se si pensa all’esperienza del Forum Internazionale delle Culture, a come lo si è gestito, ai pessimi risultati che ha dato.
Claudio De Magistris dice «dispiace constatare che, nonostante ci fosse disponibilità finanziaria, non si è riuscito a dare forza e identità all’evento, ed è mancata organizzazione e soprattutto comunicazione [sicché] il risultato è stato mediocre». Molto bene, è quello che alla Presidenza della Commissione Cultura e Turismo del Comune di Napoli mi sgolo a ripetere da tempo, ma a quando una seria discussione sulle responsabilità?
«Come mai la Fondazione non si è ancora sciolta?», chiede chi lo intervista, e Claudio De Magistris risponde: «Che io sappia è in fase di chiusura e rendicontazione». E meno male, ma quale autorità sarà chiamata a giudicare ed eventualmente a trarre le dovute conclusioni? Come sarà pagato il danno che la Città ha senza dubbio ricevuto da tanta malaccorta capacità di gestire l’evento?